Dialogo con Carlos Castaneda – 4° parte
“Secondo la tradizione Tolteca è la forma a tenerci
imbrigliati nell’illusione di questa dimensione. Quando il guerriero perde la
forma può schizzare ovunque, libero da ogni dipendenza”. Disse Castaneda.
“Sono d’accordo” Dissi io ed aggiunsi: “Il fatto è che la
maggior parte delle persone sono molto affezionate alla loro forma e questo le
tiene inchiodate in una illusione ancora più forte, poiché credono addirittura
di essere LA forma”.
“Non è una novità. Ma io mi riferivo ai guerrieri e non
alla maggior parte delle persone…” Disse sorridendo Castaneda rimarcando le
ultime parole.
“E’ vero” Ammisi: “Il tuo era un riferimento ben preciso e
non certo generalizzato…” Dissi infine.
“Per la maggior parte delle persone la forma è invece
importante, considerando inoltre che non hanno altro a cui fare riferimento.
Noi ci riferiamo all’Aquila, tu al Kaitè, ma sappiamo bene che è solo un modo
di dire e che in realtà sono la stessa cosa: l’infinito e l’eternità”. Disse
Castaneda per ribadire che le due Vie,
pur partendo da presupposti lontani, erano in realtà molto simili tra loro.
“Chi segue un percorso Spirituale, ovunque sia e da
qualunque angolazione provenga, credo che alla fine si ritrovi sempre d’accordo
con tutti gli altri”. Dissi a conferma.
“Sì” Riprese Castaneda: “Purché il percorso non sia
manipolato da un individuo che presuppone ad esso un dogma. In questo caso non
sarebbero validi né il percorso e nemmeno il presunto maestro”. Disse
Castaneda dicendo il termine “maestro” in tono ridicolo. Infatti iniziò a
ridere ed io di conseguenza.
“Don Juan era un Maestro dell’agguato”. Riprese Castaneda:
“A me ne ha fatti diversi per farmi smettere di parlarmi addosso e di iniziare
a capire il Dono dell’Aquila. Nei miei libri parlo solo delle persone che hanno
seguito la Strada e non faccio il minimo riferimento a coloro che ci hanno
provato, ma che alla fine hanno desistito. Credo che anche a te sia capitato di
vedere qualcuno iniziare la Via e poi, senza un motivo autentico, cessare. È
così?” Domandò.
“Esattamente”. Risposi: “Più di una persona ha iniziato e
poi lasciato, ma credo cercassero tutti solo il potere e non la Conoscenza”.
Terminai.
“In fondo è la seduzione più forte. Tutti vorrebbero saper
fare cose straordinarie, ma pochi hanno la pazienza di seguire correttamente e
con buona volontà un percorso che contempla il potere solo a condizione che…non
lo si cerchi!” Disse infine Castaneda sorridendo per il paradosso.
“In realtà” Dissi: “Anch’io fui sedotto dai poteri
del mio Maestro. Ma certe cose le sapevo già fare e quindi non sono caduto nel
tranello, ma non per questo mi sento un eroe, se mai per aver sopportato le
stravaganze di Martin, che in certi momenti erano veramente assurde. Ma si sa,
ciascuno ha il Maestro che si merita”. Terminai sorridendo.
“Beh, anche i Maestri hanno gli allievi che si
meritano…Non ti sembra?” Mi domandò Castaneda.
“Mi stupisco ancora quando vedo migliaia di persone
seguire un qualsiasi “guru” Indiano. Questi potrebbe dire le più assurde stupidaggini,
ma migliaia di persone lo seguono”. Dissi.
“Certo” Proseguì Castaneda: “Ma guarda chi li segue.
Persone che non hanno il coraggio di assumersi nessuna responsabilità, che
demandano al guru le loro scelte, che ogni decisione è frutto di una
risposta ricevuta e mai di una loro presa di coscienza. Ma noi…siamo stati
fortunati…oppure il Maestro autentico ce lo siamo conquistato? Non mi
rispondere subito. Finiamo di bere la limonata”. Disse infine Castaneda.
Qui termino quest’altra parte del dialogo avuto con Carlos
Castaneda.
Alla prossima.
Ciao a tutti
Paolo
Oddenino Paris
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