venerdì 6 settembre 2013

Dialogo con Carlos Castaneda – 4° parte



Dialogo con Carlos Castaneda – 4° parte

“Secondo la tradizione Tolteca è la forma a tenerci imbrigliati nell’illusione di questa dimensione. Quando il guerriero perde la forma può schizzare ovunque, libero da ogni dipendenza”. Disse Castaneda.
“Sono d’accordo” Dissi io ed aggiunsi: “Il fatto è che la maggior parte delle persone sono molto affezionate alla loro forma e questo le tiene inchiodate in una illusione ancora più forte, poiché credono addirittura di essere LA  forma”.
“Non è una novità. Ma io mi riferivo ai guerrieri e non alla maggior parte delle persone…” Disse sorridendo Castaneda rimarcando le ultime parole.
“E’ vero” Ammisi: “Il tuo era un riferimento ben preciso e non certo generalizzato…” Dissi infine.
Carlos Castaneda e Paolo Oddenino Paris

“Per la maggior parte delle persone la forma è invece importante, considerando inoltre che non hanno altro a cui fare riferimento. Noi ci riferiamo all’Aquila, tu al Kaitè, ma sappiamo bene che è solo un modo di dire e che in realtà sono la stessa cosa: l’infinito e l’eternità”. Disse Castaneda  per ribadire che le due Vie, pur partendo da presupposti lontani, erano in realtà molto simili tra loro.
“Chi segue un percorso Spirituale, ovunque sia e da qualunque angolazione provenga, credo che alla fine si ritrovi sempre d’accordo con tutti gli altri”. Dissi a conferma.
“Sì” Riprese Castaneda: “Purché il percorso non sia manipolato da un individuo che presuppone ad esso un dogma. In questo caso non sarebbero validi né il percorso e nemmeno il presunto maestro”. Disse Castaneda dicendo il termine “maestro” in tono ridicolo. Infatti iniziò a ridere ed io di conseguenza.
“Don Juan era un Maestro dell’agguato”. Riprese Castaneda: “A me ne ha fatti diversi per farmi smettere di parlarmi addosso e di iniziare a capire il Dono dell’Aquila. Nei miei libri parlo solo delle persone che hanno seguito la Strada e non faccio il minimo riferimento a coloro che ci hanno provato, ma che alla fine hanno desistito. Credo che anche a te sia capitato di vedere qualcuno iniziare la Via e poi, senza un motivo autentico, cessare. È così?” Domandò.
“Esattamente”. Risposi: “Più di una persona ha iniziato e poi lasciato, ma credo cercassero tutti solo il potere e non la Conoscenza”. Terminai.
“In fondo è la seduzione più forte. Tutti vorrebbero saper fare cose straordinarie, ma pochi hanno la pazienza di seguire correttamente e con buona volontà un percorso che contempla il potere solo a condizione che…non lo si cerchi!” Disse infine Castaneda sorridendo per il paradosso.
“In realtà” Dissi: “Anch’io fui sedotto dai poteri del mio Maestro. Ma certe cose le sapevo già fare e quindi non sono caduto nel tranello, ma non per questo mi sento un eroe, se mai per aver sopportato le stravaganze di Martin, che in certi momenti erano veramente assurde. Ma si sa, ciascuno ha il Maestro che si merita”. Terminai sorridendo.
“Beh, anche i Maestri hanno gli allievi che si meritano…Non ti sembra?” Mi domandò Castaneda.
“Mi stupisco ancora quando vedo migliaia di persone seguire un qualsiasi “guru” Indiano. Questi potrebbe dire le più assurde stupidaggini, ma migliaia di persone lo seguono”. Dissi.
“Certo” Proseguì Castaneda: “Ma guarda chi li segue. Persone che non hanno il coraggio di assumersi nessuna responsabilità, che demandano al guru le loro scelte, che ogni decisione è frutto di una risposta ricevuta e mai di una loro presa di coscienza. Ma noi…siamo stati fortunati…oppure il Maestro autentico ce lo siamo conquistato? Non mi rispondere subito. Finiamo di bere la limonata”. Disse infine Castaneda.
Qui termino quest’altra parte del dialogo avuto con Carlos Castaneda.
Alla prossima.
Ciao a tutti
                                                                         
Paolo Oddenino Paris

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