Scherzare
Secondo Gabrielli
significa: “Giocare, trastullarsi, spassarsi con vivace e spensierata
allegria. Parlare, agire giovialmente, dire cose argute e piacevoli al fine di
divertire, di generale allegria. Anche prendersi amabilmente gioco di qualcuno
o di qualcosa.”
Troppo serio!
Gabrielli sarà un
linguista ma non ha capito nulla dello scherzare e/o dello scherzo.
Personalmente ho
un’altra visione.
Uno scherzo è
un’azione compiuta con astuzia, facendo credere una cosa anziché un’altra e
solo all’ultimo momento permettere alla “vittima” di scoprire che era uno
scherzo.
Questo fatto deve
provocare risata a tutti i partecipanti, se così non fosse la “vittima”
crederebbe di essere stata presa in giro in modo offensivo.
Alcuni anni or
sono, uscivo spesso con un amico astrologo.
Egli era la “vittima” preferita di alcuni scherzi che gli facevo.
Egli era la “vittima” preferita di alcuni scherzi che gli facevo.
Lui in genere
iniziava ad avere appuntamenti alle 14 e lavorava sino alle 20. Un giorno di
carnevale, in Piazza Vittorio a Torino vi erano quelle macchinette con su scritto
“fatevi il vostro oroscopo”, nelle quali introdotte cento lire cadeva
nell’apposito sito una pallina con dentro una gomma da masticare ed un
“oroscopo” di tre o quattro righe.
Ebbene una notte
con un paio di amici riuscimmo a prendere la macchinetta dopo avere tagliato la
catena che la teneva legata ad un palo della luce.
La portammo, il
mattino seguente a casa dell’astrologo, la legammo alla ringhiera e poi
mettemmo un cartello sulla porta che diceva : Il Prof. oggi non riceve,
servitevi da soli”:
Quello stesso giorno mi telefonò verso le 16,30 dicendomi che non capiva cosa stesse succedendo perché i tre appuntamenti che aveva, uno alle 14 uno alle 15 e uno alle 16 non erano venuti senza nemmeno telefonargli. Era piuttosto contrariato e un po’ alterato. “Abbi pazienza” Gli dissi “Sai non tutti sono educati, capita anche a me qualche volta” Ed il discorso terminò lì.
Quello stesso giorno mi telefonò verso le 16,30 dicendomi che non capiva cosa stesse succedendo perché i tre appuntamenti che aveva, uno alle 14 uno alle 15 e uno alle 16 non erano venuti senza nemmeno telefonargli. Era piuttosto contrariato e un po’ alterato. “Abbi pazienza” Gli dissi “Sai non tutti sono educati, capita anche a me qualche volta” Ed il discorso terminò lì.
Solo quando la
persona dell’appuntamento delle 17 gli telefonò perché incredulo di tanta
faccia tosta egli scoprì lo scherzo.
Gli pagai cena per
una settimana.
Qualche mese dopo
gli dissi che avevo avuto la percezione che non potesse entrare in casa.
“Ma figurati, le
chiavi di casa mia le ho solo io e non le dimentico mai”.
E tutto finì lì.
Una sera andai a
casa sua a prenderlo per andare a cena e mentre lo attendevo nello studio
perché si cambiasse, aprii la finestra della sala di attesa, che dava su un
cortile interno, al secondo piano.
Andammo a cena con
due amiche e poi nel mio studio per terminare in allegria la serata. Nel
frattempo due amici, i soliti, passando dalla finestra entrarono in casa sua e
costruirono un muro di mattoni tra la porta di casa in legno e quella subito
dopo con vetro opalino, rendendo reale il fatto che “non potesse entrare in
casa”.
Non mi feci trovare
per una settimana…
In ogni caso, con
lui complice, di scherzi ad altri amici ne facevamo spesso e sempre raffinati e
goliardici…
Ammetto che quello
di avergli murato la porta fu leggermente pesante, ma tutto si risolse con
qualche martellata. Sul muro intendo non sulla mia testa!
Quest’anno proprio
in virtù di questo articolo mi diletterò a fare qualche scherzo a qualche
studente dell’Accademia…
Occhio quindi,
perché gli scherzi che mi stanno venendo in mente sono…credibili…per le povere
“vittime”…
Dal momento che
sono in uno stato di leggera depressione, trovo che questa sia la miglior
terapia che possa fare.
Quindi non
prendetevela troppo…è solo una terapia per me!
Ciao, ciao
Paolo Oddenino Paris
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