giovedì 5 settembre 2013

Scherzare



Scherzare

Secondo Gabrielli significa: “Giocare, trastullarsi, spassarsi con vivace e spensierata allegria. Parlare, agire giovialmente, dire cose argute e piacevoli al fine di divertire, di generale allegria. Anche prendersi amabilmente gioco di qualcuno o di qualcosa.”
Troppo serio!
Gabrielli sarà un linguista ma non ha capito nulla dello scherzare e/o dello scherzo.
Personalmente ho un’altra visione.

Uno scherzo è un’azione compiuta con astuzia, facendo credere una cosa anziché un’altra e solo all’ultimo momento permettere alla “vittima” di scoprire che era uno scherzo.
Questo fatto deve provocare risata a tutti i partecipanti, se così non fosse la “vittima” crederebbe di essere stata presa in giro in modo offensivo.
Alcuni anni or sono, uscivo spesso con un amico astrologo.
Egli era la “vittima” preferita di alcuni scherzi che gli facevo.
Lui in genere iniziava ad avere appuntamenti alle 14 e lavorava sino alle 20. Un giorno di carnevale, in Piazza Vittorio a Torino vi erano quelle macchinette con su scritto “fatevi il vostro oroscopo”, nelle quali introdotte cento lire cadeva nell’apposito sito una pallina con dentro una gomma da masticare ed un “oroscopo” di tre o quattro righe.
Ebbene una notte con un paio di amici riuscimmo a prendere la macchinetta dopo avere tagliato la catena che la teneva legata ad un palo della luce.
La portammo, il mattino seguente a casa dell’astrologo, la legammo alla ringhiera e poi mettemmo un cartello sulla porta che diceva : Il Prof. oggi non riceve, servitevi da soli”:
 Quello stesso giorno mi telefonò verso le 16,30 dicendomi che non capiva cosa stesse succedendo perché i tre appuntamenti che aveva, uno alle 14 uno alle 15 e uno alle 16 non erano venuti senza nemmeno telefonargli. Era piuttosto contrariato e un po’ alterato. “Abbi pazienza” Gli dissi “Sai non tutti sono educati, capita anche a me qualche volta” Ed il discorso terminò lì.
Solo quando la persona dell’appuntamento delle 17 gli telefonò perché incredulo di tanta faccia tosta egli scoprì lo scherzo.
Gli pagai cena per una settimana.
Qualche mese dopo gli dissi che avevo avuto la percezione che non potesse entrare in casa.
“Ma figurati, le chiavi di casa mia le ho solo io e non le dimentico mai”.
E tutto finì lì.
Una sera andai a casa sua a prenderlo per andare a cena e mentre lo attendevo nello studio perché si cambiasse, aprii la finestra della sala di attesa, che dava su un cortile interno, al secondo piano.
Andammo a cena con due amiche e poi nel mio studio per terminare in allegria la serata. Nel frattempo due amici, i soliti, passando dalla finestra entrarono in casa sua e costruirono un muro di mattoni tra la porta di casa in legno e quella subito dopo con vetro opalino, rendendo reale il fatto che “non potesse entrare in casa”.
Non mi feci trovare per una settimana…
In ogni caso, con lui complice, di scherzi ad altri amici ne facevamo spesso e sempre raffinati e goliardici…
Ammetto che quello di avergli murato la porta fu leggermente pesante, ma tutto si risolse con qualche martellata. Sul muro intendo non sulla mia testa!
Quest’anno proprio in virtù di questo articolo mi diletterò a fare qualche scherzo a qualche studente dell’Accademia…
Occhio quindi, perché gli scherzi che mi stanno venendo in mente sono…credibili…per le povere “vittime”…
Dal momento che sono in uno stato di leggera depressione, trovo che questa sia la miglior terapia che possa fare.
Quindi non prendetevela troppo…è solo una terapia per me!
Ciao, ciao

                                                             Paolo Oddenino Paris


 

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