lunedì 2 settembre 2013

Scacco al Re



Scacco al Re

Gioco a scacchi dall’età di 7 anni. Ho imparato a giocare osservando altri bambini farlo e a forza di vedere ci ho provato e ci sono anche riuscito.
Il gioco degli scacchi richiede tattica e strategia e per chi ama cimentarsi con un gioco così interessante è un ottimo passatempo.
Ma il fatto curioso è quanto mi è successo quando all’età di 22 anni mi trovavo in un bar dove si incontravano scacchisti e tutti i tavoli erano forniti di scacchiera e “pezzi”.
Ero seduto da solo attendendo Fredino, quando un tizio mi chiese se volevo fare una partita.

“Ma certo” Risposi contento di cimentarmi con un tipo che non avevo mai visto.
Iniziammo e dopo pochi minuti mi accorsi che il nostro tavolo era circondato da più persone, tutte silenziose ed attente. Non capivo perché dato che in genere ognuno gioca con un compagno e si disinteressa degli altri.
Di fatto ad un certo punto diedi scacco matto al tizio.
Lui mi guardò impassibile, poi mi tese la mano e mi disse:”Complimenti”.
“Grazie” Risposi, stringendogli la mano,ma non feci caso alle facce degli spettatori.
Solo quando il tizio uscì qualcuno mi chiese se lo conoscessi.
“No” Risposi “E’ la prima volta che lo vedo”.
“Allora non sai chi è?” Mi chiese un altro.
“Ma no” Risposi ancora “Non l’ho mai visto qui”.
“Beh, quello è il campione piemontese di scacchi e tu lo hai battuto” Mi disse il primo.
Da questo racconto si potrebbe dedurre che sono una cima nel gioco degli scacchi, ma non è così.
Ho cercato di darmi una spiegazione del fatto e quella che più mi aveva convinto è la seguente: un professionista conosce le strategie e sa che anche l’avversario le conosce e quindi si prepara sia nell’attacco e sia nella difesa.
Questo succede perché, come ho detto all’inizio il gioco comporta strategie e tattica.
Ma se quel tipo di giocatore si trova di fronte ad un tipo che non conosce professionalmente le strategie si disorienta, non capisce dove l’avversario voglia andare a parare e quindi commette errori che non commetterebbe mai con un suo pari.
Sin qui il gioco degli scacchi.
Ora voglio paragonare questo gioco a quello che lo stimolo distruttore che chiamiamo Operal Nero combina con il povero essere umano.
Lo conosce, sa di lui debolezze e virtù, ed in forza di questa conoscenza attua le strategie più raffinate per indurlo in errore, spesso riuscendoci.
Ora se consideriamo che anche noi un po’ ci conosciamo, se quando sentiamo lo stimolo dell’Operal Nero attuiamo un comportamento diverso dal solito, indossando per esempio un “personaggio” per l’occasione, ecco che lo spiazziamo e gli impediamo di portare a termine il suo stimolo.
Questa idea mi è venuta ricordando quella partita a scacchi.
Chi, meglio di chi ci conosce, potrebbe indurci in errore, un “amico” per esempio, oppure un professionista che consultiamo regolarmente.
Un estraneo difficilmente avrebbe vita facile con un tentativo di “bidone” se non è un professionista ed anche in questo caso, proprio perché è un estraneo, noi saremmo più attenti e non facilmente “bidonabili”.
Ma la pretesa dell’Operal Nero è quella di conoscerci e con ragione, poiché è nato con noi, ci ha seguiti, coccolati, sedotti e…bidonati!
Il “gioco” di mutare personaggi non è solo per cessare l’identificazione in quello che “crediamo” di essere, ma anche un ottimo modo per sconvolgere i piani dell’O.N.
Spesso il fatto di credere di conoscerci e di saperci destreggiare è il motivo più frequente che ci fa commettere errori.
Se invece, con un po’ di umiltà, riconosciamo di non conoscerci sino in fondo, avremo molte più possibilità di interagire coerentemente con lo Spirito.
Perché? Perché saremmo più difficilmente identificabili nelle nostre debolezze, di conseguenza più corazzati.
Parlerò ancora del “gioco” degli scacchi quale metafora per eludere le seduzioni dell’O.N.
Per ora, un saluto a tutti.
                                                           Paolo Oddenino Paris

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