Scacco al Re
Gioco a scacchi dall’età di 7 anni. Ho imparato a giocare
osservando altri bambini farlo e a forza di vedere ci ho provato e ci sono
anche riuscito.
Il gioco degli
scacchi richiede tattica e strategia e per chi ama cimentarsi con un gioco così
interessante è un ottimo passatempo.
Ma il fatto curioso
è quanto mi è successo quando all’età di 22 anni mi trovavo in un bar dove si
incontravano scacchisti e tutti i tavoli erano forniti di scacchiera e “pezzi”.
Ero seduto da solo
attendendo Fredino, quando un tizio mi chiese se volevo fare una partita.
“Ma certo” Risposi
contento di cimentarmi con un tipo che non avevo mai visto.
Iniziammo e dopo
pochi minuti mi accorsi che il nostro tavolo era circondato da più persone,
tutte silenziose ed attente. Non capivo perché dato che in genere ognuno gioca
con un compagno e si disinteressa degli altri.
Di fatto ad un
certo punto diedi scacco matto al tizio.
Lui mi guardò
impassibile, poi mi tese la mano e mi disse:”Complimenti”.
“Grazie” Risposi,
stringendogli la mano,ma non feci caso alle facce degli spettatori.
Solo quando il
tizio uscì qualcuno mi chiese se lo conoscessi.
“No” Risposi “E’ la
prima volta che lo vedo”.
“Allora non sai chi
è?” Mi chiese un altro.
“Ma no” Risposi
ancora “Non l’ho mai visto qui”.
“Beh, quello è il
campione piemontese di scacchi e tu lo hai battuto” Mi disse il primo.
Da questo racconto
si potrebbe dedurre che sono una cima nel gioco degli scacchi, ma non è così.
Ho cercato di darmi
una spiegazione del fatto e quella che più mi aveva convinto è la seguente: un
professionista conosce le strategie e sa che anche l’avversario le conosce e
quindi si prepara sia nell’attacco e sia nella difesa.
Questo succede
perché, come ho detto all’inizio il gioco comporta strategie e tattica.
Ma se quel tipo di
giocatore si trova di fronte ad un tipo che non conosce professionalmente le
strategie si disorienta, non capisce dove l’avversario voglia andare a parare e
quindi commette errori che non commetterebbe mai con un suo pari.
Sin qui il gioco
degli scacchi.
Ora voglio
paragonare questo gioco a quello che lo stimolo distruttore che chiamiamo
Operal Nero combina con il povero essere umano.
Lo conosce, sa di
lui debolezze e virtù, ed in forza di questa conoscenza attua le strategie più
raffinate per indurlo in errore, spesso riuscendoci.
Ora se consideriamo
che anche noi un po’ ci conosciamo, se quando sentiamo lo stimolo dell’Operal
Nero attuiamo un comportamento diverso dal solito, indossando per esempio un
“personaggio” per l’occasione, ecco che lo spiazziamo e gli impediamo di
portare a termine il suo stimolo.
Questa idea mi è
venuta ricordando quella partita a scacchi.
Chi, meglio di chi
ci conosce, potrebbe indurci in errore, un “amico” per esempio, oppure un
professionista che consultiamo regolarmente.
Un estraneo
difficilmente avrebbe vita facile con un tentativo di “bidone” se non è un
professionista ed anche in questo caso, proprio perché è un estraneo, noi
saremmo più attenti e non facilmente “bidonabili”.
Ma la pretesa
dell’Operal Nero è quella di conoscerci e con ragione, poiché è nato con noi,
ci ha seguiti, coccolati, sedotti e…bidonati!
Il “gioco” di
mutare personaggi non è solo per cessare l’identificazione in quello che
“crediamo” di essere, ma anche un ottimo modo per sconvolgere i piani dell’O.N.
Spesso il fatto di
credere di conoscerci e di saperci destreggiare è il motivo più frequente che
ci fa commettere errori.
Se invece, con un
po’ di umiltà, riconosciamo di non conoscerci sino in fondo, avremo molte più
possibilità di interagire coerentemente con lo Spirito.
Perché? Perché
saremmo più difficilmente identificabili nelle nostre debolezze, di conseguenza
più corazzati.
Parlerò ancora del
“gioco” degli scacchi quale metafora per eludere le seduzioni dell’O.N.
Per ora, un saluto
a tutti.
Paolo Oddenino Paris
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