STORIA DI UNA RAGAZZA CHE PASSA Più TEMPO CON GLI ESSERI
INORGANICI CHE NON CON GLI ESSERI UMANI.
Il mio Maestro Paolo Oddenino Paris mi ha chiesto di scrivere
alcuni episodi vissuti con i miei amici inorganici, chi ha fatto il sesto anno
di Accademia sa per certo chi sono.
In realtà la mia amicizia con loro è stata un po’
altalenante, perché come me anche loro hanno la propria “personalità” e si
possono arrabbiare, risentire e quant’altro, li ho scoperti essere perfino
gelosi! Sono anche però molto affettuosi ed hanno un gran senso dell’umorismo.
Il mio primo Amico l’ho conosciuto nel giardino di Paolo, è
stato lui a presentarmelo, questo è tra quelli più seriosi che abbia incontrato
a cui ho voluto molto bene, ma che alla fine mi ha ingannato e per questo di
lui preferisco non parlare, se nonché, è stato comunque grazie a questo Amico
che ho potuto conoscerne altri.
Vi parlerò di due amici in particolare, uno che ho chiamato
Medusa, particolarmente dispettoso e di un altro che chiamo Amico Colorato a
cui devo la vita, ma quella è una storia che Paolo non vuole che racconti in
giro.
Medusa è un essere inorganico molto rumoroso e dalle manifestazioni forti.
Quando ci siamo conosciuti ero in sosta nella mia automobile in aperta campagna
e lui e un suo amico si sono fiondati sul mio parabrezza e per l’occasione
hanno assunto una forma spaventosa che ha funzionato alla grande! Ero veramente
spaventata e per poco non mi è preso un colpo quando uno dei due si è appiccicato
al finestrino dell’auto accanto a me, mentre l’altro era indietreggiato appena.
Era proprio brutto aveva il volto di uno gnomo con tanti tentacoli marroni
tutti intorno. Capii che era arrivato il momento di tagliare la corda e non
esitai a farlo, ma quello mi veniva dietro fino a quando non chiamai Paolo,
allora non lo percepii più, ma una volta arrivata a casa eccolo di nuovo, a
quel punto lo saprannominai Medusa e diventammo amici, chiedendogli però, di
manifestarsi in altro modo. Raramente capitava che andassi io a cercarlo, il
più delle volte era lui che veniva da me ed ogni volta con una “sorpresa” a
seguito. Mi ha svegliato un sacco di volte in piena notte facendomi suonare i
tasti del timer che usavo per gli esercizi, di tanto in tanto premeva anche lo
start, così l’allarme scattava dopo un po’. Per un periodo dovetti togliere le
pile a tutti i timer e sveglie che avevo in casa prima di andare a dormire.
Una volta ero a cena
con un mio caro amico (umano) e Medusa è arrivato facendomi suonare i tasti del
timer in modo tale da ritmare una sorta di musichetta, il mio amico fece una
faccia sorpresa guardando in direzione della mia borsa, ma continuò a parlare.
Io facevo finata di nulla e Medusa continuò fino a quando dovetti sussurrargli
di smetterla, nel farlo gli diedi involontariamente anche una piccola gomitata
e quando alzai lo sguardo il mio amico era bianco in volto e non parlava più.
Dovetti inventarmi sul momento una scusa che non stava in piedi e che il mio
amico non bevve, ma non ebbe mai il coraggio di chiedermi cosa fosse realmente
accaduto.
Di episodi simili ne sono sussessi diversi, Medusa amava
spaventare i miei amici e mettermi in imbarazzo, ma superò il limite con i miei
colleghi di un mobilificio in cui lavoravo come arredatrice. Durante una riunione con il mio capo, che mi
mostrava il nuovo catalogo di un’azienda di illuminazione, Medusa arrivò
battendo un forte colpo contro la parete in vetro alla quale vi era accostato
il tavolo a cui eravamo seduti. Il mio capo alzò la testa e guardò il vetro, io
mi sentivo morire in quanto altre volte erano successi sempre con me presente
episodi strani, ma speravo che questa volta se ne andasse o che per lo meno
rimanesse in silenzio. Continuò con altri colpi meno violenti contro il vetro e
sapevo che se non gli avessi risposto in qualche modo, avrebbe continuato e mi
trovai con “disinvoltura” a battere un colpetto con la matita sul piano del
tavolo. Lui rispose con altri tre colpi sul vetro e io dovetti rispondere con altri
tre colpi un po’ più secchi sul tavolo, a quel punto sembrava soddisfatto, ma
il mio capo che mi guardava ingrugnito no. Stava per farmi domande, quando con
“disinvoltura” presi in mano io il catalogo e voltando pagina mostrai a lui un
lampadario, dicendo che quello lo trovavo davvero bello e aggiunsi che mi sarei
segnata il nome del modello perché volevo proporlo ad una mia cliente, ma
quando lessi il nome ad alta voce mi venne da ridacchiare: il modello si
chiamava Medusa… anche in questo caso senza quasi rendermene conto, mi voltai
verso l’amico inorganico e in modo sarcastico sussurrai : “già, molto
divertente”. Rigirandomi verso il mio
capo, capii che mi ero messa nei guai. Provai a cambiare discorso, ma questa
volta lui borbottò qualcosa tipo: “ No, scusa, ma che…?” Io lo guardai come se
fosse pazzo e approfittai del suo momento di confusione per alzare i tacchi e
allontanarmi, ma appena in piedi, Medusa pensò bene di battere un ultimo colpo sonoro
sulla parete in vetro e io dovetti affrettarmi ad uscire dalla stanza e
dirigermi verso il mio ufficio. Il mio capo passò allora davanti il mio ufficio
guardandomi ancora ingrugnito ed io continuai a guardarlo da prima come se no
capissi cosa volesse e poi ancora come se lui fosse pazzo.
La voce si era sparsa all’interno del mobilificio in modo
riservato e non mancò occasione per Medusa di manifestarsi con i miei colleghi.
Non risparmiò neanche una delle impiegate, che venuta a trovarmi nel mio ufficio, mi sedeva difronte al di là
della scrivania. Medusa tirò un colpo violento sulla sedia accanto a lei e poi
subito dopo sulla porta a vetri dando l’impressione che fosse uscito
velocemente. La ragazza aveva seguito con la testa il movimento dei due colpi e
poi si voltò verso di me con aria stupita e preoccupata. Io rimasi inespressiva
facendo finta di niente, ma lei non ci cascò e mi disse: “Ma tu cos’hai, gli
amici invisibili?...” A quel punto scoppiai a ridere e lei non la prese bene,
perché sembrò spaventarsi ulteriormente tanto da alzarsi e andarsene. La mia
“carriera” in quel mobilificio finì da lì a breve.
Per questo ed altri motivi incominciai a evitarlo e
ignorarlo, soprattutto perché spaventava continuamente i miei cani. Un giorno
ero seduata sul letto che mi stavo infilando le scarpe, quando ad un certo
punto, vedo la mia cagnolina sfrecciarmi accanto come se l’avessero lanciata.
Lei piccolina, durante il volo si voltò in dietro verso di me e attrerrò sul
pavimento con un testa coda. Sorpresa mi rivolsi a lei con dolcezza: “ Ma cosa
fai?...” La cagnolina venne verso di me, però subito dopo si rifugiò sotto il
letto. Quella non fu di certo una cosa di Medusa che apprezzai…
L’altro mio amico inorganico, quello che chiamo Colorato, è
ben diverso da Medusa. Lui si comporta come un vero amico, in ogni momento di mio
di successo lui è presente come per congratularsi e condividere la gioia con
me, ma è anche spesso presente nei momenti di sconforto e interviene facendo
anche solo qualcosa di semplice, come un saluto, ma assolutamente nel momento
giusto, cambiandomi stato emotivo e quindi la giornata. Una volta lo fece anche
con mia madre: mentre lei mi parlava dei suoi problemi, sembrava essere entrata
in uno stato quasi depressivo e l’Amico Colorato intonò un’allegra musichetta
schiacciando i tasti del suo timer. Mia madre sorrise e mi guardò stupita e io
le suggerii di salutarlo: “Cosa devo fare?...” mi chiese mia madre un po’ confusa,
“ E’ un amico, non essere timida. Saluta è venuto a trovarci”. “ Ah, ok…
ciaooo”. Lo disse con un filo di voce, ma si dimenticò immediatamente dei suoi
problemi e lui educatamente rispose con un altro “bip”, così decidemmo di fare
merenda. (Mia madre fa l’Accademia e sa chi sono gli esseri inorganici, anche
se quella era la prima volta che ne conosceva uno).
Colorato si conquistò il suo nome grazie ai colori luccicanti
della sua energia in occasione del nostro primo incontro: sembrava quasi una
nuvoletta allestita con luci natalizie. Ci salutammo come vecchi amici, tanto
da farmi pensare che ci conoscessimo da chissà quanto tempo. Non si allontanò
più da me per diversi anni, ogni giorno era con me dandomi la sveglia al
mattino con un sonoro colpo sulla cassettiera o alzandomi una mano o il braccio
intero. Una mattina affettuosamente mi sollevò il braccio e mi diede un
“puffetto” sulla guancia. La cosa, per quanto tenera, mi lasciò un po’ interdetta, considerando che,
in quel caso, dormire da sola si rivelava essere una fortuna… Un altro mio
amico, che veniva a trovarmi, incominciò a pensare che avessi la casa stregata
o infestata dai fantasmi e manifestò un certo disagio a venire a prendere un
caffè da me e così ci vedavamo a casa sua o in giro con altri amici…, ma in
quel periodo c’era ancora Medusa che gironzolava in zona.
Quando facevo tardi al lavoro Colorato mi avvisava sempre in
tempo perché io potessi fare nel giusto orario degli esercizi che Paolo ci dava
in Accademia, oppure mi aspettava perché voleva farmi verede delle cose e così
lo seguivo. Una volta mi fece vedere un essere inorganico che, paragonato
all’uomo, poteva essere un cane… non capii perché me lo stesse mostrando,
comunque poi mi ritrovai in un prato luminoso pieno di amici inorganici,
tranquilli e affabili, mentre ero seduta nella mia auto di notte.
Una volta, Colorato, mi suggerì anche di portare particolare
attenzione ad una persona, creando un lampo intensissimo di luce dietro a
questa, suggerimento che seguii e, ad oggi, questa persona è il mio migliore
amico. Al contrario, quando qualcuno a lui non convince, Colorato mi dà dei
segnali “violenti”, ad esempio, facendo cadere qualcosa nella stanza in cui mi
trovo con quella persona. Mi ricordo di un episodio in cui ho conosciuto un
ragazzo russo che si spacciava per “maestro veda” e che mi parlava della sua
tradizione spirituale indiana e di come il suo maestro, anch’esso russo, lo
aveva incaricato di andare in giro per il mondo per insegnare quanto appreso.
Ci trovavamo in un ufficio nel retro di una sala espositiva con altre persone,
ma a Colorato lui non piaceva affatto e fece cadere dei libri dalla libreria
dietro di me. Effettivamente più parlava e più mi accorgevo che non era un tipo
del tutto sincero e che il motivo per cui si trovava in Italia era
probabilmente diverso da quello che andava raccontando. Il ragazzo ed io ci
dirigemmo verso il parcheggio sotterraneo, ma appena passati nel corridoio di
questo, setimmo un fortissimo tonfo alle nostre spalle e girandomi mi accorsi
che Colorato aveva fatto cadere il vetro in plex giallo della pompa d’acqua per
l’antincendio, che per inciso, era avvitato al muro con quattro viti. Non frequentai
molto quella persona se non in occasioni di “lavoro” e questa, a distanza di pochi
mesi, si rivelò essere un delinquente e dovette scappare via dall’Italia per
furto.
Oltre ad episodi di questo genere, capitò che un amico
inorganico, intervenne anche in modo energetico svegliandomi in piena notte e
tirandomi un colpo fortissimo al nucleo energetico. Ovviamente non mi fece
male, al contrario, se da prima sentivo nel mio nucleo tanti centri concentrici
come quando si lancia qualcosa in acqua, poi sentii tutti i chacra girare
velocemente e accorgendomi di un blocco all’altezza della gola, mi sono resa
disponiblile e l’amico inorganico fece girare l’energia in quella zona più
velocemente fino a quando non ho sentito più il blocco alla gola.
Di esseri inorganici ne esistono di ogni tipo, come
d’altronde esistono persone di ogni tipo.
Una notte prima di addormentarmi mi lassciai andare ad un
movimento energetico che sentivo e mi ritrovai in un mondo stranissimo e nel
quale mi calai giù nell’unica apertura che esisteva, simile ad un cratere pieno
d’acqua. Non avevo la mia forma fisica, ma la cosa non mi disturbava affatto,
se nonchè, quell’ “acqua” era strapiena di “meduse” o meglio, di esseri
inorganici con una forma simile. Mi ritrovai circondata e mi sentivo tidare
ancora più a fondo da loro tanto da aver difficoltà a riemergere e scappare
via. Siccome ero sveglia, mi diedi il comando di sentire il mio corpo steso sul
letto e di avere il più possiblile la percezione di ogni sua parte, così tornai
dendro e aprii gli occhi osservando la mia camera in penombra e accesi la luce.
Mi seintii pungere forte la gamba come se qualcosa vi fosse avvinghiata e la
mia cagnolina sembrava impazzita percorrendo con il suo musetto tutto il mio
polpaccio avanti e in dietro, annusando come in cerca della preda. Mi ero
portata dietro, nella mia stanza, un inorganico di quel posto… gli ordinai di
staccarsi dalla mia gamba e così fece, ma non contento continuò a pungermi
l’interno del braccio. Ripresi a protestare e così si limitò solo a fare un
gran rumore battendo sulla borta e non lasciandomi dormire per l’intera notte.
Quel posto non mi era piaciuto per niente e nemmeno i suoi “abitanti” e Paolo,
quando gli raccontai l’episodio, mi rimproverò dicendo che non dovevo andarmene
in giro da sola per i mondi senza un pilota, anche se era stato un episodio
“involontario”.
Capita che di amici inorganici ne incontri spesso anche nel
sogno consapevole e con alcuni di questi ci litighi pure: ce n’è uno che
assomiglia ad una volpe e che chiamo Volpe appunto, con il quale vado d’accordo
una volta su tre, ma insieme andiamo parecchio in giro.
Ecco, tutto qui, questi sono alcuni episodi vissuti con i
miei amici.
Rosa Spinosa
ATTENZIONE: EVITATE DI INTRATTENERE
RAPPORTI CON GLI ESSERI INORGANICI. LA PERSONA CHE HA SCRITTO L’ARTICOLO E’ UNA
DELLE POCHISSIME CHE HA IL BUON SENSO DI NON AVERE MAI STRETTO UN “PATTO”.
Paolo Oddenino Paris